Mobilitazioni per il diritto all’abitare: il movimento sociale riscopre spazi abbandonati a Roma
Nei mesi recenti, il territorio romano ha assistito a una serie di mobilitazioni significative, con l’obiettivo di rivendicare il diritto all’abitare. Tra le azioni più emblematiche c’è stata la riapertura dell’ex scuola Sibilla Aleramo, situata lungo via Tiburtina, e, più di recente, quella dell’edificio che ospitava la scuola Liberato Palenco nella zona di Rebibbia. Questi due immobili, abbandonati da anni, avevano in passato progetti di ristrutturazione finanziati da fondi del PNRR, ma ad oggi rimangono vuoti e sotto utilizzati. Questo contesto ha acceso un dibattito pubblico sulla questione dell’abitare, evidenziando i problemi degli spazi in stato di abbandono e della salute sociale dei quartieri circostanti.
Il contesto delle mobilitazioni: edifici abbandonati e speranze collettive
Un patrimonio da recuperare
La riapertura delle scuole menzionate non rappresenta solo un recupero di spazi fisici, ma anche un tentativo di ridare vita a comunità altrimenti trascurate. Entrambi gli edifici, simbolo di un potenziale non sfruttato, si trovano in contesti urbani che hanno visto crescere l’abbandono e la mancanza di intervento da parte delle amministrazioni locali. Oltre alle ex scuole, numerosi altri edifici, come l’ex-Penicillina, il Teatro Gerini e Villa Tiburtina, giacciono in stato di degrado, rappresentando un panorama di ecomostri e cattedrali nel deserto. La cittadinanza, ormai abituata a questi orribili spettacoli, chiede una visione a lungo termine per la riqualificazione degli spazi pubblici.
Emergenza abitativa e diritti negati
L’emergenza abitativa è una realtà per centinaia di persone nella zona, le quali chiedono un riutilizzo degli spazi abbandonati per scopi sociali. Le mobilitazioni non si limitano a reclamare un diritto, ma vogliono anche trasmettere un messaggio di necessità e urgenza. Infatti, l’atteggiamento di alcuni settori governativi, caratterizzato dalla proposta di leggi restrittive come il DDL 1660, viene interpretato non come una soluzione al problema, ma come un tentativo di arginare un bisogno sempre più crescente di aiuto e supporto. I fondi e le politiche pubbliche dedicate al diritto alla casa stentano a decollare, lasciando i cittadini a combattere in prima linea per ottenere ciò che considerano un diritto fondamentale.
La situazione dei servizi essenziali: scuole e sanità in pericolo
La precarietà della scuola nella zona di Rebibbia
Le scuole della zona, tra cui la già citata Liberato Palenco, si trovano sotto una pressione costante per via di misure di dimensionamento scolastico spesso imposte senza una reale considerazione delle necessità locali. La chiusura o la drastica riduzione dei servizi scolastici rappresentano una perdita per l’intera comunità, con impatti diretti sul diritto all’istruzione di bambini e ragazzi. Piuttosto che puntare a una razionalizzazione che ignora le specificità delle singole realtà, gli abitanti chiedono una pianificazione più attenta e rispettosa del contesto sociale.
Un polo sanitario pubblico mai realizzato
L’assenza di un polo sanitario pubblico accessibile nella zona di Rebibbia è un altro tema caldo di discussione tra gli abitanti. Le mobilitazioni hanno messo in evidenza l’urgenza di garantire servizi essenziali, soprattutto in un contesto urbano dove la salute dei cittadini è sempre più a rischio. Senza un sistema sanitario che risponda adeguatamente alle necessità di tutti, il diritto alla salute diventa un miraggio per molti. La richiesta di un intervento immediato è un grido collettivo che chiede attenzione e risorse da parte delle istituzioni.
Un appello alla responsabilità: diritti sociali indivisibili
L’urgenza di un cambiamento
La lotta per il diritto all’abitare non può essere scissa dalle altre battaglie sociali, come quelle per la scuola e la sanità. Non è possibile stilare una gerarchia di diritti; ogni aspetto è interconnesso e richiede una risposta concreta da parte delle istituzioni. La proposta di soluzioni dignitose per le abitazioni, le scuole e i servizi sanitari deve diventare una priorità assoluta. Il tempo per le scelte è ormai scaduto, e le promesse devono trasformarsi in azioni tangibili.
Verso un futuro di inclusione e responsabilità
Le comunità locali, attraverso associazioni come il Comitato di Quartiere Mammut e i gruppi come Riapriamo Villa Tiburtina, si impegnano per stimolare un dibattito critico e costruttivo sulla gestione degli spazi abbandonati e le necessità sociali dei cittadini. La speranza è quella di costruire un futuro in cui le istituzioni assumano la responsabilità dei diritti sociali e si impegnino a garantire un accesso equo a tutte le risorse necessarie per vivere dignitosamente. La questione non è solo quella di riaprire edifici abbandonati, ma anche di riformulare un’intera visione sociale che metta al centro le persone e le loro esigenze fondamentali.