Uomo di Latina malato di amianto: battaglia legale per il riconoscimento della sua malattia professionale
La questione della salute e sicurezza sul lavoro continua a sollevare interrogativi e preoccupazioni nel settore navale, specialmente quando si parla di esposizione ad amianto. È il caso di un uomo di 78 anni, originario di Latina, il quale ha speso la sua carriera come tecnico e capo reparto di manutenzione in un cantiere navale. Questo articolo ricostruisce la sua lotta per il riconoscimento della malattia legata all’esposizione all’amianto e l’iter amministrativo che ha intrapreso.
La carriera nel cantiere navale e l’esposizione all’amianto
Dall’inizio degli anni ’60 al ’83
L’uomo iniziò la sua attività presso il cantiere navale nel maggio 1966, un periodo in cui la lavorazione di materiali contenenti amianto era comune. Fino a luglio 1983, il lavoratore aveva a disposizione una solida carriera, affrontando quotidianamente i rischi legati alla manipolazione di amianto, utilizzato per le sue proprietà isolanti e ignifughe. Tuttavia, tale esposizione ha avuto conseguenze gravi sulla sua salute, portandolo a sviluppare una malattia asbesto-correlata.
La malattia asbesto-correlata
Nel corso del 2019, l’uomo ha cominciato a manifestare i primi segni di malessere. Le indagini mediche hanno confermato la diagnosi di infiammazione pleuro-polmonare, una condizione risultante da un’esposizione prolungata all’amianto. I sintomi evidenziavano ispessimenti pleurici, fibrosclerosi, bronchectasia e pneumocosi. Questi quadri clinici non solo hanno influenzato la sua qualità della vita, ma hanno anche aperto la strada a un intervento legale per vedersi riconosciuta la malattia professionale.
La richiesta di riconoscimento della malattia professionale
Il passaggio all’INAIL
In seguito alla diagnosi, il lavoratore ha richiesto all’INAIL di attivare l’iter per il riconoscimento della sua malattia professionale. Questo processo prevede l’analisi della storia lavorativa e dell’esposizione a sostanze nocive, nel tentativo di garantire un adeguato supporto economico e assistenziale. In particolare, il riconoscimento della malattia avrebbe potuto portare all’emissione di un certificato di esposizione ad amianto.
Il rigetto della domanda
Tuttavia, la richiesta è stata respinta dall’ente, nonostante i dettagli e la documentazione presentati. Questa decisione ha costretto l’uomo a intraprendere una battaglia legale contro l’INAIL, rivolgendo la questione al Tribunale di Latina. La situazione rappresenta l’amara realtà di molti ex lavoratori esposti all’amianto, spesso abbandonati a se stessi e costretti a lottare per ottenere ciò che spetterebbe di diritto.
La battaglia legale e il supporto dell’Osservatorio Nazionale Amianto
Il coinvolgimento legale
Per affrontare la causa legale, l’uomo ha ricevuto supporto dall’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Con la sua assistenza legale, si è cercato di dimostrare la responsabilità dell’INAIL riguardo al riconoscimento della malattia professionale, utilizzando documentazione medica e storica per legittimare la richiesta originaria.
L’importanza della corretta certificazione
Il caso non solo rappresenta la storia personale di un uomo, ma è simbolo della battaglia di milioni di lavoratori esposti all’amianto. Il riconoscimento della malattia professionale non implica solo un adeguamento pensionistico, ma un atto di giustizia per chi ha sacrificato parte della propria salute per il lavoro. Questo è fondamentale, poiché consente di ottenere trattamenti sanitari adeguati e una compensazione economica per le difficoltà affrontate.
La vicenda di quest’uomo di Latina è emblematica e sottolinea la precisa necessità di un sistema che tuteli i diritti dei lavoratori, specialmente nei settori più a rischio. La sua determinazione è la testimonianza che, nonostante le difficoltà, la lotta per il riconoscimento dei diritti e delle malattie professionali deve continuare.